IMPORTANTE

Qualunque sia la vostra opinione personale, o le vostre decisioni in merito alla pratica medica della VACCINAZIONE, siete comunque responsabili della scelta che operate, pertanto avete il diritto-dovere di INFORMARVI.



METTENDO IN PRATICA CIÓ CHE HAI IMPARATO VIVRAI IN BUONA SALUTE

Affinché un vaccino sia efficace, è importante che mantenga la composizione antigenica (cioè le proteine e i polisaccaridi) del patogeno corrispondente e che al contempo sia privo di tutte le caratteristiche che gli consentivano di essere patogeno e quindi di rappresentare un rischio per la salute della persona.

Vaccini. La denuncia delle reazioni avverse.


DENUNCIAMO



La denuncia dei casi di reazione avversa da vaccino deve essere fondamentalmente libera, alla stregua di quanto avviene normalmente negli USA con il sistema VAERS. Tutti possono intervenire nel riportare reazioni avverse ai vaccini in questo sistema di raccolta dati: CDC (Center of Disease Control) ed FDA (Food and Drug Administration) che gestiscono i dati raccolti incoraggiano chiunque a segnalare tali eventi avversi anche nel caso che questi non siano apparentemente connessi al vaccino somministrato. Quante più informazioni sono rese disponibili in questo campo e tanto migliore sarà il sistema di controllo sui vaccini e, di conseguenza, la loro sicurezza.
 
Il sistema di registrazione degli effetti indesiderati da vaccino della US Vaccine Adverse Events Reporting System (VAERS) riceve circa 11.000 segnalazioni/anno di reazioni avverse da vaccino: circa l’1% sono denunce di morte. La maggior parte di queste segnalazioni sono fatte da Medici (solo il 2% proviene direttamente dai genitori dei bambini vaccinati).
Questo dato, e cioè che i vaccini possano portare a morte, è allarmante già da solo, se si pensa che i vaccini vengono somministrati a bambini praticamente sani, ma per quanto drammatico, si può tranquillamente dire che è solo la punta dell’iceberg dei danni da vaccini.
 
È anche interessante notare come le Compagnie di Assicurazione americane (che fanno i migliori studi statistici sulle responsabilità) rifiutino di coprire le reazioni avverse da vaccino.
Nel nostro paese manca questa cultura: è necessario introdurla nel segno della massima trasparenza e tutela del cittadino, in particolare verso i neonati. 

Medici ed operatori sanitari devono avere un atteggiamento di massima trasparenza ed apertura verso le segnalazioni che ricevono per dar corso ad una completa e corretta diagnosi dell’evento avverso, senza alcuna pregiudiziale o chiusura preconcetta, ma semplicemente rendendo tale processo un dato puramente oggettivo, separando all’atto della registrazione gli aspetti di indagine clinica dal puro e semplice manifestarsi di determinati sintomi in concomitanza o in relazione temporale possibile alla vaccinazione.

D’altra parte libera denuncia da parte dei genitori era tra le prerogative riconosciute a questi con il Decreto Ministeriale 12 dicembre 2003, (G.U. n. 36 del 13/02/2004) che ha portato alla definizione della scheda di segnalazione unica di reazione avversa da farmaci (ADR), che poteva avvenire tramite modello in all. 4 della suddetta norma e denominato “Modello di scheda per la comunicazione di effetti indesiderati dal cittadino”. 

Questo modulo deve poter essere migliorato nei contenuti, introducendo al suo interno una serie di sintomatologie specifiche e riscontrate fra le reazioni avverse vaccino e riscontrabili facilmente dai genitori prima di rivolgersi al medico curante e/o pediatra di libera scelta. Il modulo stesso inoltre deve essere consegnato alla famiglia subito dopo la somministrazione del vaccino e deve contenere i dati del soggetto vaccinato oltre a quelli essenziali relativi al vaccino somministrato, ovvero:
Identificazione del soggetto vaccinato, età compresa,
Esito della visita pediatrica preliminare alla vaccinazione,
Indicazione della dose di vaccino somministrata (prima, seconda, richiamo, ecc.),
Data e ora di somministrazione,
Tipo di vaccinazioni somministrate,
Nome commerciale del prodotto e ditta produttrice,
Numero di lotto e numero di serie,
Data di scadenza del prodotto,
Identificazione del medico vaccinatore,
Identificazione della struttura nella quale viene effettuata la somministrazione.

 

La famiglia deve essere debitamente sensibilizzata nel poter riconoscere i possibili sintomi di reazione avversa, senza inutili allarmismi ma anche senza minimizzare pericolosamente possibili indicatori. Qualunque sospetta reazione avversa dell’organismo successiva alla vaccinazione va presa in attenta considerazione: non esistono false reazioni avverse ma tutte le reazioni avverse devono essere sospettate, denunciate, attentamente studiate ed adeguatamente contrastate.
Reazioni avverse possono manifestarsi dopo qualunque vaccinazione e possono comparire subito dopo l’inoculazione o dopo tempi molto variabili.
 

L’elenco delle possibili reazioni avverse è lunghissimo e sarà sempre incompleto.
Inoltre, il soggetto vaccinato deve conservare una vera e propria cartella clinica che lo accompagni nel percorso dell’intero ciclo vaccinale: tale cartella, oltre a riportare tutti i dati essenziali di cui al capoverso precedente, conterrà anche tutte le anamnesi post vaccinali dell’intero ciclo e dovrà permettere al medico vaccinatore, ovvero al pediatra di libera scelta di decidere in via preliminare alla somministrazione del vaccino se e come procedere con la somministrazione della dose stessa: ovviamente il verificarsi di episodi di reazione avversa in coincidenza alle dosi precedenti dovrà costituire elemento pregiudiziale al proseguimento del ciclo vaccinale almeno fino a quando tali episodi non siano stati pienamente chiariti da una indagine clinica approfondita e pienamente accettata dagli esercenti la potestà genitoriale del soggetto vaccinato quando questi sia un minore.
 

Per una più corretta ed effettiva valutazione delle cause scatenanti una reazione avversa dovrà essere riconsiderata la politica attuale della somministrazione di dosi multiple di vaccino nella stessa seduta (vaccini combinati).

Le incertezze dei vaccini




L'uso dei vaccini è il prodotto di una logica sensata?


Secondo il Prof. Giuseppe Di Bella, perché invece di un uso eccessivo e intensivo dei vaccini, non valorizzano e applicano le evidenze scientifiche ormai pubblicate sulla massima banca dati medico scientifica mondiale ufficiale www.  pubmed.gov, limitandone l’uso a casi di reale necessità e secondo criteri di buon senso della pratica medica? Potrebbero essere valorizzate le immunoglobuline specifiche per singole virosi, reperibili all’estero, ma non in Italia (perché?).  I miei figli hanno avuto, da piccoli, una rapida risoluzione della parotite e pertosse grazie a somministrazione dell’immunoglobulina specifica.   La stessa identica logica porta a iniettare le immunoglobuline antitetano in caso di ferite.   Esistono per varie virosi le gamma globuline, gli anticorpi specifici. 

Oggi questi prodotti sono di assoluta sicurezza, sterilità ed affidabilità, passando attraverso una serie di successive sterilizzazioni, mancano infatti casi documentati di trasmissione di virosi da gammaglobuline, che sarebbero altresì indicate all’inizio di forme influenzali, ottenendone una rapida risoluzione senza complicazioni o tossicità.  Basterebbe il sistematico impiego della Soluzione di retinoidi + vit. E, con quello della vitamina C e del (ancora gravemente sottovalutato) Lisozima [identificato nel 1922 da Fleming che per primo ne ha accertato le fondamentali proprietà antinfettive e di potenziamento dell’immunità] per abbattere decisamente la frequenza, la virulenza, le complicazioni, le recidive di tante malattie batteriche e/o virali . Il Lisozima è un componente importante dell’immunità, è presente nel liquido lacrimale, nelle secrezioni nasali, nella saliva, nell’intestino, nel sangue. E’ una proteina basica che interagisce con batteri e protozoi e virus che lisa facilmente e che, non essendo protetti da una capsula e contenendo proteine acide, sono pertanto sensibili all’attività del Lisozima. Esso è la quarta frazione del Complemento, componente dell’immunità, ha una sfera d’azione antivirale vastissima, uno spettro d’azione cui in pratica non sfugge nessun virus, agisce bene anche su molti protozoi e su parecchi batteri Gram positivi delle via aerodigestive superiori, in totale assenza di tossicità, o pericolo di accumulo o sovradosaggio. Basta leggere le numerose monografie relative e la vasta documentazione in letteratura, su www.pubmed.gov (sono reperibili 28.484 pubblicazioni sul Lisozima).
 

Stanno cercando di imporre alla classe medica dei dogmi terapeutici, ma il dogma rientra nell’ambito teologico, non scientifico, né clinico, non esiste un dogma scientifico e/o clinico, ogni ricerca, proposta terapeutica, deve essere documentata con le metodiche, le procedute e modalità che qualificano un dato “evidenza scientifica” quando esso è definitivamente acquisito, certo, documentato e dimostrato in modo incontestabile. Non sembra che la miriade di vaccini singoli o polivalenti imposti rispondano pienamente a questi requisiti. La questione, oltre che clinico-scientifica, è soprattutto ed essenzialmente politica, etica e sociale. 

Può uno stato imporre terapie? 

Obbligare una persona, contro la propria volontà, a sottoporsi ad una terapia coercitiva, costringendolo per di più a firmare che i vaccini imposti “sono a proprio rischio e pericolo”, rifiutando poi di risarcire il malcapitato anche quando è matematicamente dimostrato che l’evento avverso sofferto è stato causato dal vaccino? È logico, morale, accettabile, etico? 



 

Allevamenti intensivi



ALLEVAMENTI INTENSIVI 
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Escheria Coli 
 



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Le conseguenze dell'allevamento intensivo


Alla ricerca spasmodica della causa che ha scatenato il panico in mezza Europa, nessuno si è chiesto se gli allevamenti intensivi possano avere un ruolo all'interno della vicenda. La correlazione tra allevamenti intensivi e batterio dell'E.coli era stata denunciata già un anno fa da un bellissimo documentario arrivato, non a caso, tra i candidato all'Oscar 2010 quando del batterio killer ancora non parlava nessuno.
Il documentario in questione è Food Inc, che consigliamo a tutti di vedere, in quanto ha mostrato una realtà davvero incredibile, fatta di sostanze chimiche, dannosissime per la nostra salute, somministrate agli animali per favorirne la crescita, o ancora su frutta a verdura, per renderle sempre disponibili, quattro stagioni su quattro. Proprio tale documentario, lo scorso anno, aveva posto l'attenzione su come la produzione di cibo negli Stati Uniti fosse in mano ad alcune grandi corporazioni che, con la scusa di accrescere l’efficienza e la salute dei consumatori, abbassavano gli standard d’igiene, le condizioni lavorative e snaturavano l’allevamento degli animali.

Ma c'è un inquietante scoperta mostrata dal documentario: già allora si parlò di vari casi in cui l'E.Coli aveva causato danni alla salute, fino alla morte. Com'è successo al piccolo Kevin nel 2001, ucciso in soli 12 giorni dall'infezione (contratta dopo aver mangiato un hamburger), che in questo periodo sta facendo tanto discutere. Come mai, fino ad ora nessuno ha collegato le due cose? Per il documentario era già un fatto noto che l'E.Coli potesse costituire un rischio per la nostra salute. Va inoltre ricordato che, secondo il documentario, la maggior parte dei bovini americani mangiano cereali invece che erba per poter ingrassare più rapidamente. Inoltre, i cereali non sono così digeribili e i bovini contraggono conseguentemente un batterio dannoso per l’uomo, che si può sconfiggere con l’ammonio.

Legge Kevin
 
"A volte ho l'impressione che le aziende siano state protette più di mio figlio" lamenta la madre del piccolo Kevin, riguardo alla mancata entrata in vigore dell'omonima Legge Kevin, volta a conferire al Ministero dell'Agricoltura americano il potere di chiudere gli impianti da cui esce ripetutamente carne contaminata.
Ma gli allevamenti intensivi non sono assolutamente prerogativa a stelle e strisce. Lo ha messo in luce l' interessante servizio del Tg1 di ieri, realizzato con la collaborazione degli attivisti di Oltre La Specie, che ha denunciato come anche nel nostro paese il problema dell'allevamento intensivo sia ben lontano dall'essere superato, e forse anche affrontato. Il filmato, realizzato con le telecamere nascoste ha mostrato la realtà di un grande allevamento italiano di polli da carne, in cui oltre 20mila piccoli animali si trovavano reclusi in attesa di ingrassare velocemente per finire sulle nostre tavole.
Un fatto è certo. L'E.Coli continua a mietere vittime. E la risposta potrebbe essere già stata fornita in anticipo da Food Inc.



Fonte: www.greenme.it