IMPORTANTE

Qualunque sia la vostra opinione personale, o le vostre decisioni in merito alla pratica medica della VACCINAZIONE, siete comunque responsabili della scelta che operate, pertanto avete il diritto-dovere di INFORMARVI.



METTENDO IN PRATICA CIÓ CHE HAI IMPARATO VIVRAI IN BUONA SALUTE

Affinché un vaccino sia efficace, è importante che mantenga la composizione antigenica (cioè le proteine e i polisaccaridi) del patogeno corrispondente e che al contempo sia privo di tutte le caratteristiche che gli consentivano di essere patogeno e quindi di rappresentare un rischio per la salute della persona.

La dieta Mayr





 PULIRE IL CORPO CON LA DIETA MAYR


Che cos’e’ la “dieta Mayr”, come funziona, chi puo’ trarne benefici ed in quali specifici modi?
Ecco alcune delle domande piu’ importanti alle quali cercheremo di rispondere in questo articolo. La “cura Mayr”, messa a punto dal medico austriaco F.X. Mayr, ha circa cent’anni di vita. Nel mondo, esistono circa 600 medici che l’adoperano, nei paesi dell’Europa centrale e settentrionale (Austria, Germania, Olanda in particolare) e circa 800.000 persone che l’hanno vissuta e sperimentata.

La premessa fondamentale di questa cura e’ ben nota ed antica: la maggior parte delle malattie sono dovute ad un’intossicazione dell’intestino che si e’ avvelenato ed impigrito. Il suo corollario e’ che il corpo e la psiche di un essere umano possono guarire da qualsiasi malattia conosciuta e sconosciuta a condizione di avere il cibo e l’energia necessari. 





La cura Mayr, la terapia, si basa su quattro presupposti findamentali: 
1. Un riposo profondo in una bella atmosfera che favorisca il relax.
2. Una dieta sistematica e studiata scientificamente che aiuti l’intestino a riposare e che favorisca l’assimilazione del cibo.
3. Bere delle acque minerali (solfato di magnesio) che aiutino la pulizia dell’intestino.
4. Un massaggio addominale eseguito da un medico Mayr. La cura richiede 15 giorni di lavoro intenso, durante i quali si seguono i quattro punti fondamentali elencati sopra, poi si prevedono altri 15 giorni nei quali si ritorna gradatamente ad un’alimentazione normale.

Le nuove diretttive nel campo dell’alimentazione, insegnate dal medico Mayr, devono essere integrate nella proprio vita. Questo implica un nuovo modo di concepire il cibo, di mangiare, d’intentere la salute, la bellezza e la patologia. Questo comporta, ovviamente, una forte componente didattica e di rieducazione della persona allo scopo di renderla capace di capire meglio se stessa, la funzione del mangiare e le sue conseguenze.

La cura Mayr offre anche metodo diagnostico integrato per valutare lo stato di salute, la terapia piu’ adatta ed una rieducazione della persona. Il suo obiettivo finale non e’ solo quello di conseguire uno stato di salute radiante e completo, ma anche la possibilita’ di diventare indipendente dai medici e dalle loro medicine di sintesi, attraverso una migliore comprensione di se stessi, della propria vita, dell’alimentazione e della patologia. Il suo scopo finale e’ quello di rendere la persona veramente autonoma. Il suo impatto e’ sia fisico che psichico, proprio cio’ che esattamente cerchiamo .

La cura Mayr deve essere praticata sotto la supervisione di un medico Mayr in un ambiente che sia propizio a questo genere di terapia (normalmente in un albergo, piuttosto che in una clinica o a casa propria).
La cura comporta due settimane intensive seguite da altre due settimane di riaggiustamento e va poi continuata per alcuni mesi per poter bene integrare il lavoro che svolge e per ottenere i migliori risultati.
Pero’, gia’ dopo 6-10 giorni si possono notare cambiamenti e miglioramenti notevoli. 
La dieta di base, per le prime due settimane, consiste nel mangiare e nel bere pane e latte biologici a volonta’. Alla sera, si salta la cena. E’ molto importante eliminare la cellulosa e le fibre (frutta, verdura e cereali integrali) per un certo periodo di tempo successivo alla cura intensiva.
Bisogna anche bere molto e fare dalle due alle quattro passeggiate al giorno della durata di circa 30 minuti l’una, poi e’ bene dormire e riposarsi il piu’ possibile. Il lavoro e le normali attivita’ di una vita cittadina, devono essere eliminati per permettere all’intestino di disintossicarsi, di riposare e di rieducarsi. Per questi motivi sono cosi’ importanti sia il riposo specifico dell’intestino che il riposo generale dell’organismo. Il riposo integrale e’ una delle componenti piu’ importanti di questa terapia. 

Il presupposto di base della cura Mayr e’ che l’origine e l’etiologia della maggioranza delle malattie si trova proprio nell’intestino. Le malattie sono causate da un’intossicazione progressiva e cumulativa dell’intero canale intestinale. Nei paesi industrializzati questo e’ dovuto generalmente al cibo commerciale, alle medicine di sintesi, cosi’ come allo stress.

L’etnomedicina ha dimostrato che esistono alcune culture e paesi (che purtroppo stanno scomparendo) nei quali le uniche cause di mortalita’ sono dovute alla morsicatura di serpenti, all’assalto da parte di bestie feroci ed alla caduta improvvisa di alberi, ma non a problemi di cuore, di cancro o di diabete! Cosa possiamo aspettarci e cosa puo’ fare la cura Mayr? Essa puo’ disintossicarsi e ripulire, in modo dolce e naturale, tutto il nostro canale intestinale portandolo cosi’ alla guarigione di qualsiasi disfunzione che possa affliggerlo. In particolare, la cura Mayr puo’ essere di grande aiuto per risolvere problemi digestivi, di cattivo assorbimento, di stitichezza, disfunzioni endocrine e malattie autoimmunitarie.

Globalmente puo’ aiutare molto la nostra vitalita’, immunita’ ed immagine : peso, colore della pelle e comportamento. L’antico detto romano “mens sana in corpore sano” (una mente sana in un corpo sano) riassume perfettamente quello che la cura Mayr puo’ compiere con la disintossicazione del canale intestinale.
 
Per maggiori informazioni, consultare il libro del Dott. Paolo Cataldi “La Dieta Mayr” (Edizioni RED, 1999) o il suo sito Internet: http://mayrkur.interfree.it/  o potete scrivere a: mayrkur@interfree.it.



Carne o Pesce?



Carne o pesce? Un bel dilemma      

 
Finché viene consumato pesce non è possibile fare qualcosa per la protezione dell’ambiente.
Anche se negli ultimi tempi si parla continuamente delle conseguenze ambientali procurate dagli allevamenti intensivi e dal consumo di carne, anche se fortunatamente, si diffonde sempre di più l’appello a diventare vegetariani, in questo dibattito c’è un aspetto della protezione dell’ambiente, che viene sistematicamente taciuto, ossia il consumo di pesce.
All’inizio di marzo è stata pubblicata una relazione dell’ONU sulla pesca con i seguenti dati:
  • Attualmente il 77% delle risorse ittiche vanno considerate del tutto o quasi del tutto esaurite.
  • L’atlantico orientale e il mare del Nord sono considerate le zone marine mondiali più sfruttate.
  • Ogni anno, in mare, vengono catturate 86 milioni di tonnellate di pesce.
  • Le specie più in pericolo di estinzione sono il cetorino, il merluzzo bianco, il nasello, il pesce specchio atlantico e il tonno rosso.
La relazione dell’ONU spiega inoltre, che sono falliti gli accordi internazionali sulla pesca e che si può essere certi che, se l’umanità continuerà a comportarsi così come ha fatto finora, a breve, tutto il patrimonio ittico mondiale scomparirà.
„Dal momento che le riserve di pesce diminuiscono sempre più, la tecnica della pesca d’alto mare acquisisce sempre più le strategie belliche moderne, basate su sofisticate apparecchiature radar, sonar, sistemi guidati da satelliti e scandagli acustici. “Ai giorni nostri, le reti da pesca sono diventate macchinari da cattura perfetti, i cui sistemi fanno impallidire la tecnica utilizzata per la costruzione delle piramidi o del duomo di Colonia. Alcune sono larghe 300m e alte 150m“ (Citazione dal libro di Eva Goris „Unser kläglich Brot“, Groemer Verlag, Marzo 2007) „Secondo una stima di Greenpeace 300.000 delfini e balene muoiono ogni anno a livello mondiale, preda involontaria, intrappolata nelle reti delle navi-fabbrica dell’industria ittica. …Nella pesca di granchi e gamberetti la quota di questi mammiferi, sacrificati involontariamente, è dell’80%“.
Come consumatori, la nostra esperienza si limita ai bastoncini di pesce dalle forme geometriche regolari e ai filetti di pesce ben tagliati in fettine perfettamente impacchettate. In tal modo ci viene a mancare completamente il riferimento con questa realtà orribile e crudele. Ancora una citazione della giornalista tedesca per l’ambiente Eva Goris, : “Sui pescherecci per la pesca a strascico e sulle navi-fabbrica, non c’è posto per la compassione. Il personale di bordo conosce bene la brutalità della morte dei pesci d’abisso: al momento della cattura vengono portati velocemente alla superficie dell’acqua, estratti bruscamente da profondità di oltre 100 metri sotto il livello del mare, le interiora, compresa la vescica natatoria fuoriescono loro dalla bocca, gli occhi escono dalle orbite. Questi sono gli effetti della decompressione.

Anche gli scienziati non ne vogliono sapere della sofferenza dei pesci. Tuttavia ricerche di laboratorio sulla trota arcobaleno, detta anche trota americana, hanno dimostrato che la testa di questo animale, possiede più di 50 ricettori sensibili al dolore, che reagiscono al minimo stimolo …ma nessuno ha compassione dei pesci, non hanno mimica che potrebbe esprimere il loro dolore e non hanno voce con la quale gridare o gemere quando vien fatto loro del male. E così i cuori degli uomini, rimangono stranamente indifferenti, di fronte alla morte dei pesci.
A causa della scarsità di pesce, sempre più consistente, vengono impiegate reti da strascico enormi, le cui dimensioni raggiungono i 120m di larghezza e 70m di altezza, per una lunghezza totale di 1500 m. Esistono reti da strascico la cui imboccatura corrisponde alla superficie di un campo da calcio. Con pesanti rulli di ferro vengono trascinate sul fondo del mare, spianando a zero tutto quello che incontrano sul loro percorso, comprese rare specie di corallo, esistenti solo in profondità. Una nave da pesca può distruggere completamente la vita delle zone in cui si sofferma regolarmente. Gli esseri minuscoli, viventi nei fondali marini, vengono uccisi o semplicemente interrati, rimestando il fondo del mare. Molti vedono le moderne acquicolture come la soluzione alternativa a questa catastrofe, anche se la portavoce del WWF riferisce a riguardo: “ la crescita esponenziale delle acquicolture, non rappresenta tuttavia il percorso ideale per uscire dalla crisi della pesca”
Dal nostro punto di vista, le acquicolture non solo non rappresentano il percorso ideale per uscire dal problema, ma non costituiscono affatto una alternativa, al contrario...
“Le industrie ittiche minacciano l’ecosistema dell’Antartide”: questo il titolo di un articolo del 7.11.2006 uscito in welt-online: i salmoni d’allevamento vengono nutriti con immense quantità di granchietti, chiamati krill. L’ecosistema dell’Antartide probabilmente non reggerà più a lungo all’enorme richiesta del mercato di krill (crostacei eufasiacei) che è in continua crescita. Un'unica nave, può catturare in una stagione, fino a 120.00 tonnellate di krill. I ricercatori hanno già constatato che il fabbisogno di questi granchietti, in alcune zone dell’atlantico occidentale del sud, supera di gran lunga l’offerta esistente. Pinguini e albatros cominciano già ad avere difficoltà a sfamare i loro piccoli. Il krill (crostacei eufasiacei) costituisce l'anello centrale della catena alimentare antartica dal quale dipendono tutti i consumatori di grande taglia sia direttamente, come nel caso di balene, foche, pesci, pinguini, sia indirettamente come i predatori quali foche leopardo e orche. Nell’itticoltura convenzionale, 25 kg di pesce vivono stipati in 1 metro cubo d’acqua. Per produrre 1 kg. di salmone sono necessari 4 kg di pesce in forma di farina di pesce con la quale viene nutrito.
Diversi milioni di tonnellate di branchi di pesce, ammoditidi, spratti e sardine finiscono nella fabbriche di farina di pesce – per i protettori dell’ambiente uno spreco criminale. Il salmone, viene definito ormai il pollo d’allevamento di mare. Sul fondo degli allevamenti d’acqua, si accumulano enormi quantità di escrementi, resti imputriditi di pesci morti, antibiotici, pesticidi e altre sostanze che vengono usate in grandi quantità affinché i pesci possano sopravvivere in queste condizioni.
A livello mondiale vengono commerciati ogni anno 4,2 milioni di tonnellate di crostacei, ¼ di questi vengono allevati negli allevamenti ittici. Gli allevamenti di gamberetti sono una catastrofe per l’ambiente. Per la realizzazione di queste acquicolture vengono abbattute intere foreste di mangrovie, molto importanti per la protezione delle zone costiere. L’impiego di cibo per pesci e di medicinali inquina le acque, le foreste di Mangrovie non si riprendono per interi decenni. Anche i gamberetti vengono cibati con farine di pesce.
Un particolare a lato: lo sapevate che i crostacei dei famosi panini al granchio del Mare del Nord, tipici ad es. dell’isola di Sylt e della Germania settentrionale, vengono allevati nel Mare del Nord, trasportati in grandi navi in Marocco dove vengono spelati da manovalanza a basso costo e riempiti di conservanti, quindi affrontano un viaggio di ritorno nel Mare del Nord per venir venduti li, come merce fresca, appena pescata per preparare questi panini tradizionali .
“I gamberetti degli allevamenti ittici della Corea del Sud vengono trattati con 140 diversi tipi di antibiotici „ scrive ancora la giornalista per l’ambiente Eva Goris.
Un altro titolo di prima pagina dice: “Attenzione al mercurio contenuto nel pesce da tavola!”. In Internet nel sito sueddeutsche.de dell’8.3.2007 è stato presentato un documento, stipulato da 37 specialisti sul mercurio di fama internazionale, appoggiati da 1.150 scienziati. In questa relazione vengono riassunte insieme, tutte le ricerche sul mercurio degli ultimi 10 anni. I ricercatori mettono in guardia la popolazione dai rischi per la salute dovuti al consumo di pesce. La contaminazione da mercurio del pesce è ormai talmente elevata, da sconsigliarne il consumo a bambini e donne in età fertile.
Anche i molluschi appartengono alla categoria dei frutti di mare. Il 40% di quelli provenienti dal Mediterraneo, sono infetti con il virus dell’epatite A. L’epatite A è diventata la malattia più diffusa dei turisti, al rientro da una vacanza nel Mediterraneo.
Tuttavia il consumo di pesce, nonostante le condizioni catastrofiche, la crudeltà indescrivibile e gli effetti distruttivi sul sistema ecologico della terra, con conseguenze incalcolabili per la sopravvivenza dell’uomo, viene consigliato regolarmente e con insistenza a scopo medico, e questo nonostante sia risaputo ormai che gli acidi grassi Omega 3 di tipo vegetale, sono altrettanto effettivi di quelli contenuti nel pesce.
Malgrado sia ormai inconfutabile che presto non ci sarà più pesce nei nostri mari, da una parte la gente segue diligentemente questo consiglio medico, dall’altra la pesca viene sovvenzionata a livello mondiale con 15 miliardi di dollari americani all’anno. In pratica sovvenzioniamo la nostra stessa rovina.
Proprio nel periodo di Pasqua e prepasquale, nel periodo di digiuno, il pesce viene consigliato come alternativa alla carne e così molti per motivi di salute e/o culturali, consumano pesce invece di carne, senza riflettere che non si tratta di una alternativa, ma che tale tematica è altrettanto distruttiva e riprovevole come quella degli allevamenti intensivi degli animali.
Nella nostra clinica facciamo continuamente l’esperienza che alla domanda sulle abitudini alimentari, molti riferiscono di essere vegetariani, ossia di mangiare molta verdura, frutta e almeno 3-4 volte alla settimana pesce e questo nonostante i pesci siano chiaramente degli animali e non dei vegetali. Vi siete già chiesti come mai si è arrivati a tale affermazione? Gli uomini di chiesa, i sacerdoti e i monaci, hanno introdotto il concetto che il pesce non fa parte della carne. Infatti nel periodo di digiuno non è permesso mangiar carne e così un tempo, si decise semplicemente che il pesce non ne fa parte, con tutte le conseguenze che ne sono insorte.

Autovaccino





Autovaccino - Cos'e?



E' un farmaco personale, ricavato da un microbo dell'intestino. Efficace soprattutto nel caso di infezioni croniche.


A completamento della terapia con i fermenti lattici (probiotica), in Germania è stata sviluppata la tecnica dell’autovaccino. Si tratta di un farmaco strettamente individuale e personalizzato, Infatti, a differenza di un normale probiotico commerciale, che ha origini estranee alla flora intestinale del paziente, l’Autovaccino è ricavato isolando dei microbi terapeutici direttamente dalle feci del paziente stesso (autogeno). Il microbo in questione l’Escherichia coli, che, opportunamente coltivato e devitalizzato, viene poi utilizzato per la produzione dell’Autovaccino. In Germania, l’autovaccino viene regolarmente prescritto da oltre 40 anni dai medici di base e dagli specialisti.


Quali sono le indicazioni ?
 
Ricerche immunologiche sui linfociti umani isolati hanno evidenziato che diverse citochine (sostanze prodotte dalle cellule immunitarie), che fungono da messaggeri nel sistema immunitario, vengono influenzate in vario modo dall’Autovaccino. L’Autovaccino agisce quindi come immunomodulatore, ed è indicato sia nelle malattie associate ad una scarsa difesa immunitaria, sia in quelle caratterizzate da reazioni eccessive. E’ un farmaco ottimale per il sistema immunitario del singolo paziente. La terapia con autovaccini è principalmente adatta a combattere malattie croniche o ricorrenti. Ad esempio: - patologie croniche delle vie respiratorie: sinusiti, otiti, bronchiti, tonsilliti, etc. - patologie dell’apparato genito-urinario: cistiti, uretriti, vaginiti, etc. - patologie allergiche e intolleranze alimentari: oculoriniti allergiche stagionali e perenni, asma, orticaria cronica, etc.) - patologie dermatologiche: dermatosi varie (es: dermatite atopica, herpes recidivanti, etc.), micosi, etc. - patologie del gratto gastro-intestinale: sindrome del colon irritabile, diarree croniche, stipsi cronica, diverticoliti, e, secondo la gravità del caso, anche il Morbo di Crohn e la rettocolite ulcerosa. - patologie orali: stomatiti aftose, gengiviti croniche, periodontiti.

Chi lo prescrive ?

L’Autovaccino deve essere prescritto da un medico esperto, dopo una visita medica che valuterà lo stato del paziente, la diagnosi della malattia e l’eventuale indicazione per una terapia con Autovaccino. Essendo una terapia priva di effetti tossici, ma estremamente salutare, l’Autovaccino si integra egregiamente con tutte le terapie naturali (omeopatia, fitoterapia, etc.). Nel nostro Paese sono pochissimi i medici che praticano questo tipo di terapia. 

Come viene prodotto e come si assume ?

In seguito alla prescrizione del medico, il paziente avrà il compito di raccogliere, con modalità opportune, un campione delle proprie feci e consegnarlo al medico stesso, che provvederà ad inviarlo quanto prima ai laboratori della Symbiopharm in Germania. Dopo circa 3-4 settimane l’autovaccino è pronto e viene spedito al medico, che a sua volta lo consegnerà al paziente. Di solito, viene prodotto un Autovaccino in gocce per uso orale, ma per i casi particolari, il medico può richiedere anche degli Autovaccini iniettabili. L’Autovaccino orale viene somministrato due volte a settimana, per un ciclo di terapia che dura complessivamente circa 3 mesi.