Prima parte
Seconda parte
L’uso di rimedi omeopatici nelle epidemie infettive tiene conto delle due leggi fondamentali dell’Omeopatia: la legge dei simili e la legge della dose minima. La legge dei simili dice che per curare una malattia si deve usare un rimedio, cioè una sostanza opportunamente diluita e dinamizzata (6), che sia “simile” alla malattia da curare. La similitudine deve essere tra i sintomi della malattia e i sintomi che il rimedio produce nell’uomo sano. I rimedi omeopatici sono, infatti, sperimentati da donne e uomini sani, che volontariamente assumono il rimedio da testare fino a produrre una serie di sintomi fisici e psicologici, che, nel loro insieme, definiscono l’“immagine” del rimedio.
L’omeopata non fa altro che confrontare i sintomi della malattia con i sintomi del rimedio e sceglierà il rimedio che ha maggiore somiglianza con la malattia. Alla fine, si può dire che si cura la malattia con la stessa sostanza che è in grado di produrre quella stessa malattia. Il rimedio omeopatico, a differenza del farmaco allopatico che agisce quantitativamente, ha azione qualitativa; il che vuol dire che i farmaci allopatici o convenzionali, in ragione delle dosi ponderali determinano effetti fisico-chimici che caratterizzano la loro azione farmacologica ma anche effetti collaterali e reazioni avverse. I rimedi omeopatici sono sostanze naturali, derivate dai tre regni animale, vegetale e minerale, in cui, con i processi di diluizione e di dinamizzazione, si potenziano gli effetti curativi, annullando gli effetti tossici, legati alla componente materiale che, secondo la legge di Avogadro (7), scompare del tutto dopo aver raggiunto la potenza 12CH. Con dose minima s’intende quella dose piccolissima ma sufficiente a stimolare una reazione.
L’omeopatia nasce circa due secoli fa grazie alle intuizioni del medico tedesco Samuel Hahnemann. La prima prova dell’efficacia dei rimedi omeopatici nelle epidemie infettive l’ha data lo stesso Hahnemann nel 1798 durante un’epidemia di scarlattina. All’epoca non erano stati ancora scoperti gli antibiotici e la scarlattina mieteva vittime soprattutto tra i bambini. In base ai sintomi della scarlattina, Hahnemann scelse, sulla base della legge dei simili, un rimedio adatto, Belladonna, che si dimostrò efficace sia nel curare chi era già malato sia nel proteggere chi era sano.
La letteratura omeopatica è piena di esempi come questo e molti sono sostenuti da numeri e statistiche. Ad esempio, in pieno secolo diciannovesimo, l’inglese Dudgeon prescrisse sempre Belladonna in un’epidemia di scarlattina e ottenne i seguenti risultati: su 1646 bambini esposti al contagio solo 123 si ammalarono, cioè solo il 7.4% contro il 90% dei bambini non trattati con Belladonna. L’efficacia di questo “vaccino omeopatico” fu quindi elevata, arrivando al 92,9%. Sempre in quegli anni, l’americano Eaton fronteggiò un’epidemia di vaiolo con un rimedio, Variolinum, ricavato dalle secrezioni delle pustole di vaiolo e poi diluito e dinamizzato fino ad arrivare alla trentesima potenza. Il rimedio fu somministrato a 2806 persone, di queste 547 ebbero un contagio sicuro ma 14 soltanto svilupparono la malattia. La percentuale di efficacia fu del 97,5%.
Nel dare questi due esempi, si vede che i rimedi scelti nelle epidemie sono di due tipi: ci sono i rimedi scelti sulla scorta della similarità dei sintomi della malattia, come Belladonna, e i rimedi ottenuti da tessuti patologici prodotti dalla malattia, come Variolinum. In quest’ultimo caso, la similarità tra malattia e rimedio è massima, dato che il rimedio è ottenuto da un insieme di agenti infettanti e tessuti patologici. I rimedi di questo tipo sono detti “nosodi” e, possiamo dire, in omeopatia esiste un nosode per ogni malattia infettiva.
Nei due esempi dati, il rimedio omeopatico cura i pazienti malati e protegge i sani dall’infezione. E’ però una protezione a breve termine. Esiste, in omeopatia, anche la possibilità di dare una protezione più a lungo termine. Per ottenere questo, si può ricorrere a rimedi scelti sulla base della legge dei simili oppure ai nosodi delle malattie, che somministrati, secondo tempi e scadenze precise, permettono di garantire un’adeguata difesa alle malattie infettive. In questo modo, i rimedi omeopatici possono essere un’alternativa ai vaccini convenzionali.
Un altro aspetto interessante e fondamentale è che questa “vaccinazione omeopatica” non ha rischi collaterali e dà una copertura, tra l’80% e il 90%, sovrapponibile ai vaccini convenzionali.
In tempi più recenti, sono state fatte esperienze su larga scala, soprattutto in Paesi del terzo mondo, dove non ci sono le risorse economiche per campagne vaccinali “all’occidentale” e dove c’è un reale interesse a indagare nuove strategie di profilassi.
Qui di seguito, suddivisi per malattia, elenco alcune di queste campagne di omeoprofilassi moderne.
– Chikungunya (La Chikungunya è una malattia virale acuta, tropicale, trasmessa dalle punture di zanzara infetta, con sintomi simili a quelli dell’influenza: febbre alta, cefalea, stanchezza e, soprattutto, infiammazione delle articolazioni con importanti dolori che talora costringono il paziente ad assumere una posizione piegata nel tentativo di alleviare la sofferenza (in swahili, “chikungunya” significa “ciò che curva” o “contorce”). Nel 2006, nella regione del Kerala, in India, un gruppo di medici somministrò, in via preventiva, il rimedio Eupatorium perfoliatum. I risultati dello studio dimostrarono che nel gruppo non protetto i casi superarono il 73 %, mentre nel gruppo protetto i casi che contrassero la malattia, furono il 17%.
– Dengue (è una malattia infettiva tropicale causata da un virus trasmesso da una zanzara, si presenta con febbre, dolori articolari e muscolari, esantema simile al morbillo; in alcuni casi evolve verso una febbre emorragica che può portare a shock e morte). Nel 1996 Il Central Council of Research in Homoeopathy indiano, durante un’epidemia di Dengue a Delhi, dispose la somministrazione del nosode Dengueinum 30CH a 39.200 persone durante un’epidemia di Dengue. Dieci giorni dopo, fu osservato che solo 5 persone (lo 0.125%) avevano sviluppato sintomi lievi, mentre i restanti nessun sintomo. Solitamente, secondo le informazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’incidenza media è del 50%, con picchi fino all’80%. Nel 2001, nello stato di San Paolo in Brasile, fu somministrato Eupatorium perfoliatum 30 CH, durante un’epidemia, al 40% della popolazione. L’incidenza dell’infezione nel gruppo delle persone trattate, rispetto ai non trattati, scese dell’81.5%.
L’uso dell’omeoprofilassi nello scongiurare le epidemie di Dengue è stato fatto a Cuba nel 2006, nel 2007 di nuovo nello stato di San Paolo in Brasile, nel 2008 nella contea di Macaé, vicino a Rio de Janeiro, sempre in Brasile. In quest’ultimo caso, l’incidenza della malattia, nei pazienti trattati con l’omeoprofilassi, confrontando i dati delle epidemie precedenti, scese del 93%, mentre tra i pazienti non trattati salì del 123%. Negli anni dal 2008 al 2013 ci sono state altre campagne di prevenzione in Brasile, a Cuba e in India, usando vari rimedi e sempre con ottimi risultati.
– Meningite da meningococco
Riporto, per questa malattia, un esempio per tutti. Nel 1998 ci fu un’epidemia di meningite di tipo B in Brasile. Non essendoci alcun vaccino contro il meningococco di tipo B, per immunizzare 65.826 bambini, fu usato il nosode Meningococcinum. Altri 23.539 bambini non furono invece immunizzati. I due gruppi furono tenuti sotto osservazione per dodici mesi. L’efficacia dell’omeoprofilassi fu del 95% dopo sei mesi e del 91% dopo dodici mesi. Di questa esperienza esiste un resoconto preciso pubblicato nella rivista omeopatica Homoeopathic Links (9).
– Leptospirosi (è una malattia infettiva acuta sistemica di tipo vasculitico, causata da spirochete del genere Leptospira, che sono trasmesse all’uomo da animali domestici e selvatici. I sintomi possono variare da lievi come mal di testa, dolori muscolari e febbre a gravi con emorragia dai polmoni o meningite; a volte c’è ittero e scompenso renale e morte). Nell’agosto 2007, il Finlay Institute 10del L’Avana, Cuba, per affrontare le epidemie di leptospirosi che annualmente, dopo il periodo dei tifoni e il conseguente inquinamento delle acque, e incapace, per mancanza di fondi, di allestire una campagna di vaccinazione con vaccini convenzionali, ripiegò su una “vaccinazione omeopatica” distribuendo due dosi di Leptospirosis nosode, da prendersi a distanza di due settimane, a due milioni e mezzo di persone, cioè agli abitanti di due province dell’isola. Dopo due settimane dalla somministrazione, il numero dei contagiati scese dell’84%, mentre nelle province dove non si era praticata l’omeoprofilassi, rimase ai valori delle epidemie degli anni precedenti. L’effetto protettivo si mantenne anche nell’anno successivo, nonostante non si fosse ripetuto il trattamento con il rimedio omeopatico. Anche nell’anno successivo il numero dei casi scese dell’84%, registrando nessun decesso, mentre nello stesso anno, tra i non trattati, salì del 22%.
– Poliomielite
Il primo caso di omeoprofilassi per la poliomielite risale all’Ottocento, quando il dottor Grimmer di Chicago trattò in via preventiva 5.000 bambini con Lathyrus sativus, un rimedio ottenuto dai semi di un legume, la cicerchia. La profilassi ebbe successo e nessun bambino si ammalò. Partendo dalla sua esperienza, in più occasioni, Lathyrus sativus fu somministrato per proteggere dall’infezione: nel 1850 in Sud-Africa furono trattati 82 bambini e nessuno contrasse l’infezione; negli anni dal 1956 al 1958, il dottor Eisfelder somministrò in via profilattica Lathyrus sativus a 6.000 bambini e di questi nessuno si ammalò o manifestò effetti collaterali. Altre due epidemie di poliomielite, questa volta nella città di Buenos Aires in Argentina, furono controllate sempre usando lo stesso rimedio. Nella prima, nel 1957, furono trattati migliaia di bambini e non si ebbe nessun caso d’infezione. Nella seconda, nel 1975, 40.000 bambini furono protetti con Lathyrus sativus e nessuno di loro fu contagiato.
L’elenco delle malattie oggetto di campagne di omeoprofilassi documentate, con cifre e statistiche, è lungo e comprende il colera, la difterite, l’influenza, la malaria, l’encefalite giapponese, l’epatite, oltre alla scarlattina e al vaiolo ricordati all’inizio dell’articolo. Per ulteriori informazioni rimando agli articoli citati.
L’omeoprofilassi, da un punto di vista della durata della protezione, può essere distinta in:
– omeoprofilassi a breve termine, quando c’è un pericolo immediato d’infezione e la necessità di ottenere una protezione in tempi brevi; gli esempi delle campagne vaccinali omeopatiche descritte sopra riguardano essenzialmente questo tipo di profilassi, con qualche eccezione come nel caso dell’esperienza di Cuba contro le epidemie di leptospirosi. In quel caso la somministrazione del nosode omeopatico aveva controllato il contagio anche nell’anno successivo.
– omeoprofilassi a lungo termine, cioè una serie d’interventi atti a proteggere per lungo tempo.
L’omeoprofilassi a breve termine, oltre che in corso di epidemie, è senz’altro utile quando ci si reca in aree geografiche endemiche per certe malattie. In questi casi esistono vari tipi di “protocolli” da seguire prima della partenza. Gli interventi utilizzano o rimedi “simili” alla malattia o “rimedi nosodi” ottenuti dalle lesioni prodotte dalla malattia. Lo scopo è quello di “saturare” la suscettibilità individuale alla malattia e nel caso si contragga la malattia, questa avrà un andamento più lieve e la guarigione sarà velocizzata. Inoltre lo stesso rimedio, impiegato per la profilassi, può essere usato come cura della malattia.
Questi sono alcuni dei rimedi indicati:
Febbre Gialla, Dengue emorragico ed anche Ebola: Crotalus horridus
Febbre gialla: Nosode della Febbre Gialla
Epatite A: Phosphorus
Dengue: Eupatorium perfoliatum o Dengueinum
Tifo: Baptisia tinctoria oppure Thyphoidinum
Colera: Veratrum album, Cuprum metallicum, Camphora oppure Nosode Tossina del Colera.
Per quanto riguarda la Malaria, ci sono esperienze diverse. Ad esempio, si consiglia l’uso del Nosode della Malaria oppure la successione di singole dosi di vari rimedi distanziati da una settimana: Phosphorus, Arsenicum album, Natrum muriaticum e infine China officinalis.
Solitamente, tutti questi interventi dovrebbero essere completati almeno un mese prima della partenza, per poi prolungarli e mantenerli anche durante il viaggio o la permanenza nei luoghi “a rischio”, con una cadenza, all’incirca, di una dose ogni due settimane.
La potenza e la frequenza di somministrazione dei rimedi per l’omeoprofilassi devono tener conto di alcune variabili come il livello “energetico” della persona, delle sue capacità reattive e dalle probabilità di esposizione e dalla virulenza della malattia. Quindi di volta in volta si useranno dosi singole o frazionate di 200CH, 1000 o 10.000. La scelta del rimedio e della potenza non è un qualcosa che si può fare da soli, ma c’è bisogno dell’aiuto di un bravo omeopata.
Esiste poi l’omeoprofilassi a lungo termine, cioè che duri per un tempo più lungo. A questo proposito, è importante l’esperienza dell’australiano Isaac Golden, autore di libri sull’argomento. E’ anche un attivo ricercatore ed ha raccolto le osservazioni di vent’anni di uso dell’omeoprofilassi (12). Ha messo a punto un programma di omeoprofilassi e ne ha valutato l’efficacia nei bambini da lui trattati. Il suo programma risulta possedere una copertura pari al 90,4%.
E’ indubbio che, prima di proporre un’alternativa alle vaccinazioni convenzionali, sarebbe da considerare la reale necessità di proteggersi da certe malattie non letali, come la rosolia o il morbillo.
Tuttavia, si deve considerare che ci sono situazioni in cui può essere utile proporre un’alternativa. Ci sono pazienti, bambini e adulti immuno-depressi, che non sosterrebbero una vaccinazione convenzionale ma che potrebbero avvantaggiarsi con una protezione verso certe malattie. Penso ad esempio, agli over-65 cardiopatici o diabetici, cui ogni anno si prospetta la vaccinazione anti-influenzale. Oppure ai bambini già danneggiati dai vaccini cui può essere utile dare un’alternativa e una protezione per malattie che, poco pericolose per la gran parte dei soggetti, potrebbero essere per loro molto impegnative. Infine, l’omeoprofilassi può essere proposta a quei genitori che, anche se schierati contro le vaccinazioni, ancora temono certe malattie per i loro figli.
Molti esponenti della “scienza ufficiale” criticano l’efficacia dell’omeoprofilassi, asserendo che non sono mai stati condotti trials clinici randomizzati. Si potrebbe contestare che, in sé, i trials clinici randomizzati non sono una prova certa, tanto è vero che molti farmaci, che avevano superato questo tipo di valutazione, sono stati poi ritirati dal mercato perché inefficaci o, peggio, dannosi, in quanto causa di molti effetti avversi. Lo stesso problema si ha anche per i vaccini convenzionali che, superati questi test, poi all’atto pratico non manifestano grande efficacia di copertura oppure provocano molti e gravi effetti avversi.
Per concludere, i dati raccolti in più di due secoli di pratica omeopatica, che molto brevemente ho illustrato, insieme con l’assenza di rischi ed effetti collaterali, fanno dell’omeoprofilassi una valida alternativa alle vaccinazioni convenzionali. Dott.ssa Emma Pistelli
Tratto dal sito: https://www.bambinonaturale.it/2015/02/vaccini-omeopatici/
Seconda parte
VACCINI OMEOPATICI
Storia e validità
(Terza parte)
A questo punto, esploriamo in dettaglio l’Omeoprofilassi.
L’uso di rimedi omeopatici nelle epidemie infettive tiene conto delle due leggi fondamentali dell’Omeopatia: la legge dei simili e la legge della dose minima. La legge dei simili dice che per curare una malattia si deve usare un rimedio, cioè una sostanza opportunamente diluita e dinamizzata (6), che sia “simile” alla malattia da curare. La similitudine deve essere tra i sintomi della malattia e i sintomi che il rimedio produce nell’uomo sano. I rimedi omeopatici sono, infatti, sperimentati da donne e uomini sani, che volontariamente assumono il rimedio da testare fino a produrre una serie di sintomi fisici e psicologici, che, nel loro insieme, definiscono l’“immagine” del rimedio.
L’omeopata non fa altro che confrontare i sintomi della malattia con i sintomi del rimedio e sceglierà il rimedio che ha maggiore somiglianza con la malattia. Alla fine, si può dire che si cura la malattia con la stessa sostanza che è in grado di produrre quella stessa malattia. Il rimedio omeopatico, a differenza del farmaco allopatico che agisce quantitativamente, ha azione qualitativa; il che vuol dire che i farmaci allopatici o convenzionali, in ragione delle dosi ponderali determinano effetti fisico-chimici che caratterizzano la loro azione farmacologica ma anche effetti collaterali e reazioni avverse. I rimedi omeopatici sono sostanze naturali, derivate dai tre regni animale, vegetale e minerale, in cui, con i processi di diluizione e di dinamizzazione, si potenziano gli effetti curativi, annullando gli effetti tossici, legati alla componente materiale che, secondo la legge di Avogadro (7), scompare del tutto dopo aver raggiunto la potenza 12CH. Con dose minima s’intende quella dose piccolissima ma sufficiente a stimolare una reazione.
L’omeopatia nasce circa due secoli fa grazie alle intuizioni del medico tedesco Samuel Hahnemann. La prima prova dell’efficacia dei rimedi omeopatici nelle epidemie infettive l’ha data lo stesso Hahnemann nel 1798 durante un’epidemia di scarlattina. All’epoca non erano stati ancora scoperti gli antibiotici e la scarlattina mieteva vittime soprattutto tra i bambini. In base ai sintomi della scarlattina, Hahnemann scelse, sulla base della legge dei simili, un rimedio adatto, Belladonna, che si dimostrò efficace sia nel curare chi era già malato sia nel proteggere chi era sano.
La letteratura omeopatica è piena di esempi come questo e molti sono sostenuti da numeri e statistiche. Ad esempio, in pieno secolo diciannovesimo, l’inglese Dudgeon prescrisse sempre Belladonna in un’epidemia di scarlattina e ottenne i seguenti risultati: su 1646 bambini esposti al contagio solo 123 si ammalarono, cioè solo il 7.4% contro il 90% dei bambini non trattati con Belladonna. L’efficacia di questo “vaccino omeopatico” fu quindi elevata, arrivando al 92,9%. Sempre in quegli anni, l’americano Eaton fronteggiò un’epidemia di vaiolo con un rimedio, Variolinum, ricavato dalle secrezioni delle pustole di vaiolo e poi diluito e dinamizzato fino ad arrivare alla trentesima potenza. Il rimedio fu somministrato a 2806 persone, di queste 547 ebbero un contagio sicuro ma 14 soltanto svilupparono la malattia. La percentuale di efficacia fu del 97,5%.
Nel dare questi due esempi, si vede che i rimedi scelti nelle epidemie sono di due tipi: ci sono i rimedi scelti sulla scorta della similarità dei sintomi della malattia, come Belladonna, e i rimedi ottenuti da tessuti patologici prodotti dalla malattia, come Variolinum. In quest’ultimo caso, la similarità tra malattia e rimedio è massima, dato che il rimedio è ottenuto da un insieme di agenti infettanti e tessuti patologici. I rimedi di questo tipo sono detti “nosodi” e, possiamo dire, in omeopatia esiste un nosode per ogni malattia infettiva.
Nei due esempi dati, il rimedio omeopatico cura i pazienti malati e protegge i sani dall’infezione. E’ però una protezione a breve termine. Esiste, in omeopatia, anche la possibilità di dare una protezione più a lungo termine. Per ottenere questo, si può ricorrere a rimedi scelti sulla base della legge dei simili oppure ai nosodi delle malattie, che somministrati, secondo tempi e scadenze precise, permettono di garantire un’adeguata difesa alle malattie infettive. In questo modo, i rimedi omeopatici possono essere un’alternativa ai vaccini convenzionali.
Un altro aspetto interessante e fondamentale è che questa “vaccinazione omeopatica” non ha rischi collaterali e dà una copertura, tra l’80% e il 90%, sovrapponibile ai vaccini convenzionali.
In tempi più recenti, sono state fatte esperienze su larga scala, soprattutto in Paesi del terzo mondo, dove non ci sono le risorse economiche per campagne vaccinali “all’occidentale” e dove c’è un reale interesse a indagare nuove strategie di profilassi.
Qui di seguito, suddivisi per malattia, elenco alcune di queste campagne di omeoprofilassi moderne.
– Chikungunya (La Chikungunya è una malattia virale acuta, tropicale, trasmessa dalle punture di zanzara infetta, con sintomi simili a quelli dell’influenza: febbre alta, cefalea, stanchezza e, soprattutto, infiammazione delle articolazioni con importanti dolori che talora costringono il paziente ad assumere una posizione piegata nel tentativo di alleviare la sofferenza (in swahili, “chikungunya” significa “ciò che curva” o “contorce”). Nel 2006, nella regione del Kerala, in India, un gruppo di medici somministrò, in via preventiva, il rimedio Eupatorium perfoliatum. I risultati dello studio dimostrarono che nel gruppo non protetto i casi superarono il 73 %, mentre nel gruppo protetto i casi che contrassero la malattia, furono il 17%.
– Dengue (è una malattia infettiva tropicale causata da un virus trasmesso da una zanzara, si presenta con febbre, dolori articolari e muscolari, esantema simile al morbillo; in alcuni casi evolve verso una febbre emorragica che può portare a shock e morte). Nel 1996 Il Central Council of Research in Homoeopathy indiano, durante un’epidemia di Dengue a Delhi, dispose la somministrazione del nosode Dengueinum 30CH a 39.200 persone durante un’epidemia di Dengue. Dieci giorni dopo, fu osservato che solo 5 persone (lo 0.125%) avevano sviluppato sintomi lievi, mentre i restanti nessun sintomo. Solitamente, secondo le informazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’incidenza media è del 50%, con picchi fino all’80%. Nel 2001, nello stato di San Paolo in Brasile, fu somministrato Eupatorium perfoliatum 30 CH, durante un’epidemia, al 40% della popolazione. L’incidenza dell’infezione nel gruppo delle persone trattate, rispetto ai non trattati, scese dell’81.5%.
L’uso dell’omeoprofilassi nello scongiurare le epidemie di Dengue è stato fatto a Cuba nel 2006, nel 2007 di nuovo nello stato di San Paolo in Brasile, nel 2008 nella contea di Macaé, vicino a Rio de Janeiro, sempre in Brasile. In quest’ultimo caso, l’incidenza della malattia, nei pazienti trattati con l’omeoprofilassi, confrontando i dati delle epidemie precedenti, scese del 93%, mentre tra i pazienti non trattati salì del 123%. Negli anni dal 2008 al 2013 ci sono state altre campagne di prevenzione in Brasile, a Cuba e in India, usando vari rimedi e sempre con ottimi risultati.
– Meningite da meningococco
Riporto, per questa malattia, un esempio per tutti. Nel 1998 ci fu un’epidemia di meningite di tipo B in Brasile. Non essendoci alcun vaccino contro il meningococco di tipo B, per immunizzare 65.826 bambini, fu usato il nosode Meningococcinum. Altri 23.539 bambini non furono invece immunizzati. I due gruppi furono tenuti sotto osservazione per dodici mesi. L’efficacia dell’omeoprofilassi fu del 95% dopo sei mesi e del 91% dopo dodici mesi. Di questa esperienza esiste un resoconto preciso pubblicato nella rivista omeopatica Homoeopathic Links (9).
– Leptospirosi (è una malattia infettiva acuta sistemica di tipo vasculitico, causata da spirochete del genere Leptospira, che sono trasmesse all’uomo da animali domestici e selvatici. I sintomi possono variare da lievi come mal di testa, dolori muscolari e febbre a gravi con emorragia dai polmoni o meningite; a volte c’è ittero e scompenso renale e morte). Nell’agosto 2007, il Finlay Institute 10del L’Avana, Cuba, per affrontare le epidemie di leptospirosi che annualmente, dopo il periodo dei tifoni e il conseguente inquinamento delle acque, e incapace, per mancanza di fondi, di allestire una campagna di vaccinazione con vaccini convenzionali, ripiegò su una “vaccinazione omeopatica” distribuendo due dosi di Leptospirosis nosode, da prendersi a distanza di due settimane, a due milioni e mezzo di persone, cioè agli abitanti di due province dell’isola. Dopo due settimane dalla somministrazione, il numero dei contagiati scese dell’84%, mentre nelle province dove non si era praticata l’omeoprofilassi, rimase ai valori delle epidemie degli anni precedenti. L’effetto protettivo si mantenne anche nell’anno successivo, nonostante non si fosse ripetuto il trattamento con il rimedio omeopatico. Anche nell’anno successivo il numero dei casi scese dell’84%, registrando nessun decesso, mentre nello stesso anno, tra i non trattati, salì del 22%.
– Poliomielite
Il primo caso di omeoprofilassi per la poliomielite risale all’Ottocento, quando il dottor Grimmer di Chicago trattò in via preventiva 5.000 bambini con Lathyrus sativus, un rimedio ottenuto dai semi di un legume, la cicerchia. La profilassi ebbe successo e nessun bambino si ammalò. Partendo dalla sua esperienza, in più occasioni, Lathyrus sativus fu somministrato per proteggere dall’infezione: nel 1850 in Sud-Africa furono trattati 82 bambini e nessuno contrasse l’infezione; negli anni dal 1956 al 1958, il dottor Eisfelder somministrò in via profilattica Lathyrus sativus a 6.000 bambini e di questi nessuno si ammalò o manifestò effetti collaterali. Altre due epidemie di poliomielite, questa volta nella città di Buenos Aires in Argentina, furono controllate sempre usando lo stesso rimedio. Nella prima, nel 1957, furono trattati migliaia di bambini e non si ebbe nessun caso d’infezione. Nella seconda, nel 1975, 40.000 bambini furono protetti con Lathyrus sativus e nessuno di loro fu contagiato.
L’elenco delle malattie oggetto di campagne di omeoprofilassi documentate, con cifre e statistiche, è lungo e comprende il colera, la difterite, l’influenza, la malaria, l’encefalite giapponese, l’epatite, oltre alla scarlattina e al vaiolo ricordati all’inizio dell’articolo. Per ulteriori informazioni rimando agli articoli citati.
L’omeoprofilassi, da un punto di vista della durata della protezione, può essere distinta in:
– omeoprofilassi a breve termine, quando c’è un pericolo immediato d’infezione e la necessità di ottenere una protezione in tempi brevi; gli esempi delle campagne vaccinali omeopatiche descritte sopra riguardano essenzialmente questo tipo di profilassi, con qualche eccezione come nel caso dell’esperienza di Cuba contro le epidemie di leptospirosi. In quel caso la somministrazione del nosode omeopatico aveva controllato il contagio anche nell’anno successivo.
– omeoprofilassi a lungo termine, cioè una serie d’interventi atti a proteggere per lungo tempo.
L’omeoprofilassi a breve termine, oltre che in corso di epidemie, è senz’altro utile quando ci si reca in aree geografiche endemiche per certe malattie. In questi casi esistono vari tipi di “protocolli” da seguire prima della partenza. Gli interventi utilizzano o rimedi “simili” alla malattia o “rimedi nosodi” ottenuti dalle lesioni prodotte dalla malattia. Lo scopo è quello di “saturare” la suscettibilità individuale alla malattia e nel caso si contragga la malattia, questa avrà un andamento più lieve e la guarigione sarà velocizzata. Inoltre lo stesso rimedio, impiegato per la profilassi, può essere usato come cura della malattia.
Questi sono alcuni dei rimedi indicati:
Febbre Gialla, Dengue emorragico ed anche Ebola: Crotalus horridus
Febbre gialla: Nosode della Febbre Gialla
Epatite A: Phosphorus
Dengue: Eupatorium perfoliatum o Dengueinum
Tifo: Baptisia tinctoria oppure Thyphoidinum
Colera: Veratrum album, Cuprum metallicum, Camphora oppure Nosode Tossina del Colera.
Per quanto riguarda la Malaria, ci sono esperienze diverse. Ad esempio, si consiglia l’uso del Nosode della Malaria oppure la successione di singole dosi di vari rimedi distanziati da una settimana: Phosphorus, Arsenicum album, Natrum muriaticum e infine China officinalis.
Solitamente, tutti questi interventi dovrebbero essere completati almeno un mese prima della partenza, per poi prolungarli e mantenerli anche durante il viaggio o la permanenza nei luoghi “a rischio”, con una cadenza, all’incirca, di una dose ogni due settimane.
La potenza e la frequenza di somministrazione dei rimedi per l’omeoprofilassi devono tener conto di alcune variabili come il livello “energetico” della persona, delle sue capacità reattive e dalle probabilità di esposizione e dalla virulenza della malattia. Quindi di volta in volta si useranno dosi singole o frazionate di 200CH, 1000 o 10.000. La scelta del rimedio e della potenza non è un qualcosa che si può fare da soli, ma c’è bisogno dell’aiuto di un bravo omeopata.
Esiste poi l’omeoprofilassi a lungo termine, cioè che duri per un tempo più lungo. A questo proposito, è importante l’esperienza dell’australiano Isaac Golden, autore di libri sull’argomento. E’ anche un attivo ricercatore ed ha raccolto le osservazioni di vent’anni di uso dell’omeoprofilassi (12). Ha messo a punto un programma di omeoprofilassi e ne ha valutato l’efficacia nei bambini da lui trattati. Il suo programma risulta possedere una copertura pari al 90,4%.
E’ indubbio che, prima di proporre un’alternativa alle vaccinazioni convenzionali, sarebbe da considerare la reale necessità di proteggersi da certe malattie non letali, come la rosolia o il morbillo.
Tuttavia, si deve considerare che ci sono situazioni in cui può essere utile proporre un’alternativa. Ci sono pazienti, bambini e adulti immuno-depressi, che non sosterrebbero una vaccinazione convenzionale ma che potrebbero avvantaggiarsi con una protezione verso certe malattie. Penso ad esempio, agli over-65 cardiopatici o diabetici, cui ogni anno si prospetta la vaccinazione anti-influenzale. Oppure ai bambini già danneggiati dai vaccini cui può essere utile dare un’alternativa e una protezione per malattie che, poco pericolose per la gran parte dei soggetti, potrebbero essere per loro molto impegnative. Infine, l’omeoprofilassi può essere proposta a quei genitori che, anche se schierati contro le vaccinazioni, ancora temono certe malattie per i loro figli.
Molti esponenti della “scienza ufficiale” criticano l’efficacia dell’omeoprofilassi, asserendo che non sono mai stati condotti trials clinici randomizzati. Si potrebbe contestare che, in sé, i trials clinici randomizzati non sono una prova certa, tanto è vero che molti farmaci, che avevano superato questo tipo di valutazione, sono stati poi ritirati dal mercato perché inefficaci o, peggio, dannosi, in quanto causa di molti effetti avversi. Lo stesso problema si ha anche per i vaccini convenzionali che, superati questi test, poi all’atto pratico non manifestano grande efficacia di copertura oppure provocano molti e gravi effetti avversi.
Per concludere, i dati raccolti in più di due secoli di pratica omeopatica, che molto brevemente ho illustrato, insieme con l’assenza di rischi ed effetti collaterali, fanno dell’omeoprofilassi una valida alternativa alle vaccinazioni convenzionali. Dott.ssa Emma Pistelli
Tratto dal sito: https://www.bambinonaturale.it/2015/02/vaccini-omeopatici/